Tumore colon-retto
Cosa è il tumore del colon-retto
Il tumore del colon-retto è una crescita incontrollata delle cellule del grosso intestino. È il terzo tipo di tumore per incidenza, dopo quello della mammella e quello del polmone. I più colpiti sono i soggetti sopra i 60 anni, ma sono in aumento i casi fra le persone sotto i 50 anni. Nella maggior parte dei casi il tumore del colon nasce da un polipo, inizialmente benigno. Se identificato tempestivamente, il polipo può essere asportato anche durante una colonscopia, evitando così la sua trasformazione in tumore maligno e quindi l’intervengo chirurgico. Per questo è importante sottoporsi a controlli periodici.
Cause del tumore del colon-retto
L’età è un importante fattore di rischio del tumore del colon-retto: circa il 90% delle persone colpite ha più di 50 anni. La familiarità gioca un ruolo significativo: figli di genitori con tumori del colon sviluppano la malattia con maggiore probabilità. Anche lo stile di vita sembra incidere sulle probabilità di sviluppare un tumore del colon: una dieta ricca di grassi e proteine animali è un fattore di rischio, così come l’essere in sovrappeso, la scarsa attività fisica e il fumo di tabacco. Il tumore si può sviluppare inoltre in presenza di malattie infiammatorie croniche dell’intestino, quali la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa.
Programmi di screening
Oltre ad una prevenzione mirata alla riduzione dei fattori di rischio eliminabili (dieta, attività fisica carente, vizio del fumo), la prevenzione più importante di questo tipo di tumore è quella che consiste nell’individuazione e rimozione dei polipi eventualmente presenti nell’intestino prima che si trasformino in tumore maligno. Per questo è importante aderire ai Programmi Regionali di screening per la diagnosi precoce. L’esame di riferimento è la ricerca di sangue occulto nelle feci, che viene proposta gratuitamente a scadenza biennale alle persone fra i 50 e i 70 anni di età. In caso di positività del test seguirà la colonscopia, grazie alla quale è possibile scoprire la presenza di tumori o polipi.
Sintomatologia
Purtroppo i sintomi del tumore del colon non sono sempre chiari: non di rado si tratta di un tumore che cresce lentamente e rimane a lungo asintomatico. Devono essere tempestivamente comunicati al proprio medico di famiglia eventuali irregolarità nella funzione intestinale di varia natura (per esempio incontinenza, diarrea, stipsi prolungata), valori bassi di emoglobina, perdita di peso, presenza di sangue nelle feci, oltre a perdita di muco e dolori addominali.
Diagnosi
La colonscopia è l’esame di riferimento per la diagnosi del tumore del colon-retto. Se durante la colonscopia viene accertata la presenza di polipi, sarà possibile procedere alla rimozione grazie ad appositi strumenti che passano attraverso il colonscopio. In caso la colonscopia confermi la presenza di un tumore del colon, sarà necessario sottoporsi ai cosiddetti esami di stadiazione, volti ad escludere la presenza di metastasi a carico di altri organi o apparati.
Trattamento
Le opzioni terapeutiche più efficaci ed appropriate ad ogni singolo caso vengono valutate da un team multidisciplinare, che include lo specialista in gastroenterologia ed endoscopia digestiva, il chirurgo, l’oncologo, il radioterapista, il radiologo e l’anatomopatologo. La migliore opzione terapeutica è rappresentata, quando è praticabile, dalla chirurgia resettiva: la parte cancerosa del colon viene asportata, e le due estremità recise vengono riunite. Le tecniche chirurgiche impiegate sono diverse, dalla tecnica aperta (“laparotomica classica”) a quella mini-invasiva, che può essere laparoscopica o di chirurgia robotica. La laparoscopia viene eseguita attraverso piccole incisioni nell’addome: offre al paziente un recupero funzionale dopo l’intervento più veloce e meno doloroso, oltre ad evidenti vantaggi estetici rispetto a un intervento aperto di tipo tradizionale. L’avvento della chirurgia robotica rappresenta l’ultima frontiera tecnologica. L’ausilio del robot consente al chirurgo di conservare i benefici della laparoscopia offrendo al contempo ulteriori vantaggi, quali l’ingrandimento ottico del campo operatorio, la visione tridimensionale e una ancor maggiore precisione.
Quando il tumore è in fase avanzata è possibile ricorre alla chirurgia palliativa o al bypass per garantire la funzionalità intestinale, con l’intento di riuscire a sottoporre il paziente a una chemioterapia citoriduttiva che dovrebbe ridurre le dimensioni del tumore in previsione dell’intervento.
Dopo la chirurgia, il paziente viene in genere affidato allo specialista oncologo, per proseguire nel percorso di cura. Viene effettuato lo studio del profilo molecolare del tumore, a partire da un campione prelevato durante la colonscopia oppure durante l’intervento chirurgico, allo scopo di analizzarne le alterazioni genetiche. L’oncologo valuterà così il trattamento radioterapico o chemioterapico più appropriato, sulla base di farmaci sempre più specifici.
Se il tumore ha prodotto metastasi, in genere al fegato o al polmone, l’équipe multidisciplinare valuta la loro rimozione chirurgica, anche in questo caso dopo la chemioterapia.