La terapia intensiva del Papa Giovanni XXIII di Bergamo torna ad essere “Covid free”. É di oggi, martedì 13 luglio, il trasferimento ad altro reparto, non di area critica, dell’ultimo paziente Covid-19 ancora presente nell’Unità di Terapia Intensiva Adulti - Settore B. Finalmente fuori dalla terapia intensiva, l’uomo potrà così festeggiare nei prossimi giorni un altro felice traguardo, quello del suo ottantesimo compleanno.
La terapia intensiva del Papa Giovanni ha dato un forte contributo alla gestione dell’emergenza sanitaria a Bergamo nelle sue varie fasi. Su 4.604 pazienti Covid-19 ricoverati complessivamente al Papa Giovanni XXIII dall’inizio della pandemia, sono stati 856 i pazienti con almeno un giorno di ricovero in area critica. I momenti più difficili tra le ultime settimane di marzo e le prime di aprile 2020, quando i pazienti curati in contemporanea in area critica hanno superato il numero di 90, con punte di 94 pazienti ricoverati nello stesso giorno.
La terapia intensiva era già stata dichiarata per la prima volta “Covid free” l’estate scorsa. Era il 9 luglio 2020. Poi da metà ottobre i numeri hanno cominciato a crescere, fino a toccare il 27 novembre il picco massimo della seconda ondata, con 69 pazienti curati contemporaneamente.
A rimanere dedicata alla gestione dell’emergenza era poi rimasta, anche nel corso della terza ondata, la Terapia Intensiva Adulti - Settore B diretta da Fabrizio Fabretti. I medici, l’equipe infermieristica coordinata da Andreina Scotti, insieme a tutto il personale sanitario, i fisioterapisti e al personale di supporto, hanno assistito ad una lunga e lenta discesa dei pazienti ricoverati, fino al trasferimento oggi dell’ultimo paziente.
“La seconda e la terza ondata di Covid-19 segnano oggi una simbolica battuta d’arresto, che speriamo possa diventare presto definitiva – ha dichiarato Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII - Ringrazio tutti i professionisti della nostra azienda che hanno gestito l’emergenza sanitaria nelle varie fasi, offendo ai nostri pazienti, in un momento così difficile, il massimo della professionalità e della umanità. Ora l’auspicio è che queste doti professionali possano tornare a rivolgersi a pieno regime alla cura di tutte le altre patologie no Covid-19. Un’attività che, fatte salve le fasi più critiche della primavera scorsa, al Papa Giovanni XXIII non è mai cessata e che ora intendiamo rilanciare a ritmi sostenuti”.