
L?incontro formativo, che si ? tenuto nei giorni scorsi alla club house della Rugby Bergamo di via Pizzo della Presolana, ? una delle iniziative previste da un progetto di collaborazione che vede lo staff del club giallorosso e i medici dell?Ospedale bergamasco uniti per valorizzare e mettere in rete le esperienze delle varie figure di educatori che interagiscono con i minori, soprattutto di quelli problematici.
Prendendo spunto da immagini e video, in qualit? di educatori a tutti gli effetti, gli allenatori hanno potuto riflettere, con gli psicologi e i neuropsichiatri infantili dell?Ospedale, sulle esperienze maturate in anni di lavoro con i ragazzi, in allenamento e sul campo da rugby. Lo staff della Neuropsichiatria dell?infanzia e dell?adolescenza del Papa Giovanni XXIII ha approfondito le pi? recenti teorie sulle dinamiche di interazione basate sul contrasto e la non collaborazione. Il confronto ? proseguito focalizzandosi sulla gestione di soggetti con deficit specifici e del bambino ?difficile?.
La collaborazione tra l?Ospedale di Bergamo e la Rugby Bergamo 1950 ha avuto inizio nel novembre 2015 con la firma della convenzione tra i due partner. Grazie a questo progetto, alcuni adolescenti problematici seguiti dagli specialisti del Papa Giovanni XXIII sono stati indirizzati, d?accordo con i genitori, alla societ? sportiva, per cimentarsi con lo sport ovale. L?obiettivo ? quello di rafforzare in questi pazienti valori quali la fiducia in s? stessi, la collaborazione e il rispetto per allenatori, educatori e per i coetanei.
?Ci sono categorie diagnostiche per le quali ? da tempo riconosciuto l?effetto positivo di sport come il rugby. Come nel caso dell?ADHD, disturbo da deficit di attenzione e iperattivit? ? ha dichiarato Laura Salvoni, direttore della Neuropsichiatria dell?infanzia e dell?adolescenza del Papa Giovanni XXIII -. Agli allenatori offriamo supporto nella gestione di questi nostri pazienti nel contesto di gruppo. Abbiamo trovato nei volontari della Rugby Bergamo persone molto disponibili e disposte a mettersi in gioco, una dote rara che apprezziamo molto. L?altra attivit? che portiamo avanti con il club giallorosso ? quella di formazione e di informazione, in termini generali, sulle psicopatologie dell?adolescente e del bambino?.
La collaborazione ha infatti un secondo obiettivo, di pi? ampio respiro. Il supporto degli specialisti ospedalieri punta a diffondere tra dirigenti, allenatori, educatori e genitori, lo sviluppo di competenze teoriche e pratiche trasversali nella gestione dei ragazzi in un periodo delicato come quello dell?adolescenza.
La collaborazione della Rugby Bergamo con il Papa Giovanni XXIII non ? un episodio isolato. Da sempre il rugby si distingue come sport attento alla dimensione sociale. Il tradizionale banchetto offerto a fine partita dai giocatori della squadra ospitante agli avversari - il cosiddetto ?terzo tempo? ? ? un momento di socializzazione privo di degni paragoni sportivi. Da anni il club orobico - nato a met? del secolo scorso e che ora vanta pi? di 500 iscritti e una prima squadra impegnata nel girone 1 di serie B - ? attento agli aspetti sociali, anche oltre i confini del ?mondo ovale?.
Si dice molto soddisfatto lo psicologo Marco Gritti, dirigente di Rugby Bergamo 1950 e allenatore del settore giovanile: ?La collaborazione sta dando i primi frutti. I nostri allenatori e dirigenti-accompagnatori hanno molto apprezzato le indicazioni ricevute dagli esperti nella serata di formazione di novembre. Per una riuscita ottimale del progetto ? vitale gestirne la sostenibilit? attraverso la definizione della tipologia e del numero di minori coinvolgibili all'interno delle attivit? sportive, anche per questo motivo abbiamo attivato insieme all?equipe del Papa Giovanni XXIII lo sportello per l'accoglienza e l'ascolto delle famiglie e dei minori. Se nello sport, come nella vita, conta mettersi in gioco, insieme al Papa Giovanni XXIII lo stiamo facendo, per i ragazzi?.